\paperw8895 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 La decolonizzazione ha tratto il primo e pi∙ determinante avvio dallo svolgimento stesso della colonizzazione, sia per i risulta
ti e le conseguenze dellÆazione svolta dai governi e dalle amministrazioni coloniali, sia soprattutto per le reazioni provocate nella popolazione locale da quellÆazione, anche in contrasto con gli intenti che la ispiravano, ne fosse essa consapevole o me
no.\par
LÆazione per lo sviluppo economico dei territori soggetti, intrapresa dai governi coloniali (anche se diretta allÆinteresse metropolitano), e la connessa promozione sociale (con la diffusione dellÆassistenza sanitaria e, sia pure talora con cert
i limiti, dellÆistruzione scolastica), provocarono un profondo mutamento delle strutture sociali tradizionali, determinando la formazione di Θlites culturalmente evolute, sempre pi∙ consistenti, che divennero lÆelemento propulsore delle rivendicazioni po
litiche.\par
La politica coloniale della Gran Bretagna, e in qualche misura anche quella di altre potenze, avvi≥, sia pure con lenta gradualitα, i territori coloniali verso una sempre pi∙ ampia autonomia amministrativa, premessa per lÆulteriore progress
o verso lÆindipendenza politica, favorendo il formarsi di una evoluta Θlite locale; a questo risultato pervenne egualmente la politica, tipica della Francia, che mirava alla assimilazione, cioΦ teoricamente alla progressiva completa fusione, su un piano
di paritα, fra la madrepatria e le colonie. Questa Θlite, assunti come propri gli ideali e i metodi politici occidentali e rivendicate, con particolare vigore nel mondo arabo e in Asia, le proprie tradizioni, si Φ fatta interprete presso e contro i gover
ni coloniali delle aspirazioni, sempre pi∙ nette e forti, verso lÆautonomia e verso lÆindipendenza; essa promosse la creazione e lÆorganizzazione di movimenti, di associazioni, di partiti che variamente contribuirono a dare forza, risolutezza e progressi
va diffusione nelle masse agli ideali ônazionalisticiö. La pressione delle rivendicazioni, spesso espressasi attraverso disordini, tumulti, sollevazioni popolari, anche violente, e talora invece attraverso manifestazioni organizzate di resistenza passiva
o non-cooperazione (Gandhi), ha certamente contribuito in misura rilevante a far progredire e ad accelerare il processo verso lÆindipendenza; a tale meta si Φ giunti in alcuni casi attraverso unÆaspra e lunga guerra di ôliberazione nazionaleö, alla qual
e ha aderito la maggioranza della popolazione (lÆIndocina e lÆAlgeria ne hanno dato gli esempi pi∙ drammatici).\par
Con la pressione esercitata dalle popolazioni soggette o almeno dagli esponenti politici che se ne facevano portavoce, convergeva lÆazion
e di movimenti ideologici, di partiti e di altre organizzazioni (sindacati, ecc.), che allÆinterno degli stati coloniali affermavano ideali e programmi di decolonizzazione. Teorie e affermazioni anticolonialiste avevano, per altro, precedenti lontani, co
ntemporanei aglÆinizi stessi dellÆespansione coloniale europea. Le istanze decolonizzatrici provenivano specialmente dai partiti e dai movimenti di sinistra; la dottrina socialista e poi lÆelaborazione leninista del marxismo condannarono decisamente lÆes
pansione coloniale considerandola come un aspetto e un fondamento essenziale del capitalismo; perci≥ i partiti comunisti dei paesi europei, come quasi sempre quelli socialisti, si schierarono a favore delle rivendicazioni dei popoli coloniali.\par
Duran
te la \b \cf4 \ATXht15211 prima guerra mondiale\b0 \cf0 \ATXht0 le popolazioni asiatiche e africane avevano affiancato le potenze dellÆIntesa nello sforzo e nel sacrificio, acquistando coscienza delle proprie capacitα e rendendosi conto di deficienze e
di limiti, prima ignorati, dei popoli europei. Al termine del conflitto, mentre le potenze vincitrici si apprestavano a decidere il nuovo assetto mondiale, in qualche territorio coloniale, specialmente in Asia e nel mondo arabo (ove lÆEgitto tornerα indi
pendente nel 1922) si annunciavano richieste di maggiore libertα e autonomia, quasi a compenso del contributo recato alla vittoria, a favore dei Negri dÆAmerica e dÆAfrica si levavano dagli Stati Uniti dÆAmerica le voci, pur con impostazione e con toni d
iversi, del movimento panafricanista, iniziatosi al principio del secolo, e del movimento pannegro. Nella Carta della Societα delle Nazioni, notevolmente ispirata dalle idee del presidente Wilson, si afferm≥, sia pure con una formula molto blanda, il pri
ncipio che i governi coloniali dovessero ôassicurare un equo trattamento agli indigeniö (art. 23), mentre lÆart. 22 creava lÆistituto del mandato, nei cui successivi sviluppi pu≥ scorgersi lÆinizio concreto del processo di decolonizzazione.\par
Giα nel
periodo fra le due guerre mondiali (1919-1939), mentre si accentuavano in diversi territori coloniali le rivendicazioni decolonizzatrici che assumevano spesso forme organizzate e violente, con la fine del mandato britannico lÆIraq nasceva nel 1932 quale
stato indipendente. Durante il \b \cf4 \ATXht15251 secondo conflitto mondiale\b0 \cf0 \ATXht0 û il cui svolgimento nellÆAfrica orientale, con la resa delle forze italiane, restituiva lÆindipendenza allÆEtiopia (1941) û la stessa propaganda di guerra, es
altando i valori della democrazia e della libertα, nel cui nome gli Alleati combattevano, e la dichiarazione della Carta Atlantica (1941), affermando il diritto dei popoli allÆautodeterminazione, suscitavano le speranze delle popolazioni coloniali la cui
partecipazione al conflitto, con notevole contributo di uomini e di mezzi, accentuava le conseguenze psicologiche giα avutesi nella prima guerra mondiale e rinnovava lÆaspirazione a un compenso sul piano politico.\par
Negli incontri internazionali che
preparavano lÆassetto politico internazionale del dopoguerra, le istanze decolonizzatrici furono sostenute, con motivazioni e prospettive diverse, dalle due massime potenze mondiali, Stati Uniti dÆAmerica e URSS, e trovarono espressione nella Carta dellÆ
ONU (1945); il cap. XI fissava i principi direttivi e alcuni precisi obblighi ai quali dovevano attenersi i governi che amministravano ôterritori non autonomiö (fra lÆaltro, di ôsviluppare lÆautogoverno delle popolazioni, di prenderne in debita considera
zione le aspirazioni politiche e di assisterle nel progressivo sviluppo delle loro libere istituzioni politiche...ö); i capp. XII e XIII creavano lÆistituto dellÆôamministrazione fiduciariaö, il cui scopo era esplicitamente indicato nellÆautogoverno o ne
llÆindipendenza e la cui applicazione era prevista per i territori giα sotto mandato, ed eventualmente per quelli sottratti agli stati vinti e per quelli che le potenze responsabili volessero liberamente sottoporre al nuovo regime. I principi decolonizza
tori sanciti nella Carta si espressero con crescente vigore nellÆattivitα dellÆAssemblea generale e degli altri organi dellÆONU, anche per lÆaccrescersi del numero degli stati membri giα sottoposti alla dominazione coloniale; fra di essi, infatti, si and
≥ stabilendo una solidarietα a favore dei paesi che rivendicavano lÆindipendenza, solennemente affermata nella conferenza afroasiatica di Bandung (aprile 1955) e riconfermata negli anni seguenti in altre conferenze intercontinentali o continentali (panaf